Sabato, 2 aprile 2011
Oltre alla citazione della favola di Pinocchio - la mia fiaba preferita da piccola ma anche da grande - tra le parti cui tengo di più del mio libro, troverete la prefazione di Mauro Meazza, caporedattore centrale del Sole 24 Ore. Ve la regalo anche su questo sito.
Grazie di cuore per l'attenzione e buona lettura a tutti!
Marisa
"Per chi ha avuto in sorte di nascere e crescere prima che inventassero i personal computer e la rete, acquisire da adulti una dimensione digitale è stato un po' come diventare più alti, più veloci, più robusti, più efficienti. Tutto il mondo sulle nostre scrivanie o nelle nostre tasche, per fare in un minuto quel che prima richiedeva ore, giorni, forse mesi. Prenotare un aereo, ritrovare un amico, acquistare libri e musica, scoprire chi ha detto qualcosa e quando, sapere come è finita una partita o vedere un film, nello spazio di pochi minuti e senza muoversi da casa.
E' successo in un paio di decenni, tra la fine degli anni Ottanta e gli anni Zero del nuovo millennio, ma a ripensarci oggi potrebbe anche essersi compiuto tutto in una notte. Un risveglio piacevole e inebriante, che sicuramente fa sorridere i nativi, cioè i più giovani che internet l'hanno trovata già pronta, insieme ai cellulari e a tutte le applicazioni della vita in connessione. Un risveglio anche faticoso, per tenere il passo con la posta elettronica, l'ipod, i pagamenti online, youtube e i social network. Ma, tutto sommato, trovarsi così cresciuti (che sia questo il senso della realtà aumentata di cui ora si parla tanto?) è stata una soddisfazione e ci ha dato un mucchio di comodità.
Anche le nostre regole hanno faticato a prendere le misure con le nostre nuove identità vitaminizzate dall'informatica. Persino la buona educazione o la distinzione tra il lecito e l'illecito (prima che sia reato) hanno dovuto aggiornarsi in fretta, mentre le leggi e le sentenze imparavano a declinarsi nel nuovo mondo. Che sicuramente è ancora, in larga parte, da inventare, ma che intanto comincia ad avere una sua fisionomia, i suoi riti, i suoi luoghi di ritrovo e di svago, i suoi quartieri alti e quelli in cui non avventurarsi da soli.
Arrivati a questo punto della crescita, ci farebbe bene una sosta: per evitare che l'euforia prenda il sopravvento e che la troppa dimestichezza con il virtuale si riveli carica di sgradite ricadute nel reale. Una sosta anche breve, il tempo che serve a leggere questo libro e a rendersi conto che l'assenza di materialità non significa affatto assenza di responsabilità. Forse può significare - talvolta - la difficoltà di perseguire un reato o di impedire un abuso, ma anche nel mondo intangibile della rete si finisce per farsi del male o per fare del male.
Marisa Marraffino, da avvocato, ha seguito diversi casi in cui i comportamenti digitali si sono tradotti in conseguenze penali per i loro autori. E, collaborando con Il Sole 24 Ore, ha segnalato sulle pagine del quotidiano e sul sito l'evoluzione delle leggi e della giurisprudenza, insieme a vicende di cronaca che chiamavano le une e l'altra verso enunciazioni e interpretazioni via via più raffinate. Da queste esperienze è nata l'idea di un libro, di questo libro, per mostrare quanto di giuridicamente reale può esserci nel digitale. E per fornire da una parte una traccia a chi sa di diritto, e dall'altra - soprattutto - alcune indicazioni preziose a chi invece non è mai entrato in un tribunale. Ma entra, tutti i giorni, su facebook o su twitter, consulta giornali online, magari aggiorna blog o invia commenti.
Proprio pensando a questi lettori, sono state scelte le tre storie che aprono i tre capitoli principali del libro: storie che prendono le mosse da vicende reali, nelle quali il computer e la rete sono stati i veri protagonisti. Travolgendo le prudenze degli umani e dando alle loro azioni un'eco non cercata, non voluta, non immaginata. La ragazzina che passa dal furto d'identità alla diffamazione, il tutto via social network; marito, moglie e chat in una complessa vicenda giuridica di separazione e privacy; la dipendente che si mette in contrasto con il datore di lavoro per un uso malaccorto delle corrispondenze elettroniche: persone comuni, certo non criminali né desiderose di danneggiare qualcuno, che però hanno in comune il fatto di venire trascinati dalla loro parte digitale a compiere atti che oltrepassano le loro intenzioni. Che poi è quel che accade a molti di noi, che non si sognerebbero mai di rubare in un grande magazzino ma scaricano con disinvoltura, senza pagare, un film o una canzone, oppure ricopiano con serenità frasi altrui nei propri lavori, omettendo l'autore.
Come tutte le rivoluzioni, anche il passaggio all'era di internet sta cambiando e cambierà la nostra scala di valori. Quel che nel mondo tattile poteva sembrare inaudito, diventa consueto sugli schermi. Precetti e giudizi mutano in fretta e il mondo reso piccolo dalla comunicazione rimescola rapidamente i confini tra ciò che è permesso e ciò che è vietato, tra l'osceno e il visibile, tra il reato e la bagatella. Questo libro aiuta a fare il punto sulla mappa, e non può essere un punto d'arrivo. Ci dice dove ci troviamo adesso, spesso senza esserne consapevoli. Altre storie stanno accadendo, altre persone e altre culture si fanno conoscere nella rete, altre norme e altre sentenze stanno arrivando. Cerchiamo di capire dove siamo, per ora".
Mauro Meazza